L’Italian Events Network 2023 si avvicina e con esso sono sempre di più i professionisti che si aggiungono alla Community, animati dalla passione per un settore dinamico, creativo, sempre in movimento!
In attesa del 28 giugno, oggi abbiamo l’onore di intervistare Federico Fiorenza, Project Manager di W L A, e alle spalle un’eclettica carriera che l’ha portato a guardare – e organizzare – gli eventi da ogni angolazione, esplorando innovazioni, trend e sviluppi.
Bando ai preamboli e andiamo a scoprire il suo punto di vista!
Federico Fiorenza: una carriera decennale nel mondo degli eventi e da 7 anni Project Manager di W L A. In cosa consiste fondamentalmente il tuo lavoro?
Mi occupo di dar vita a un evento o un progetto di comunicazione tout court. Dalla fase di brief e di relazione con il cliente, fondamentale per percepire appieno le richieste della committenza, passando per il pensiero creativo e strategico di messa a terra del progetto stesso, fino alla sua budgettizzazione e al renderlo sostenibile da un punto di vista di costi e di budget a disposizione. Se tutto questo collima, si passa poi alla fase di produzione, coordinamento fornitori, gestione logistica e sviluppo del concept. Un lavoro a 360°.
Quando eri un frugoletto, cosa volevi diventare da grande? E quali punti dei tuoi sogni di allora si sono intersecati con la realtà di oggi?
Ai tempi del liceo mi sarebbe piaciuto fare l’artistico, ero appassionato di disegno ma per diverse ragioni poi mi sono ritrovato a fare il classico e ho proseguito con gli studi umanistici. Ho una laurea specialistica in Piscologia del Lavoro dove sono entrato per fare Psicologia del Marketing, fin dal tirocinio della triennale ho cominciato a collaborare con una piccola agenzia e da lì sono rimasto nel settore pur avendo cambiato diversi lavori e aver visto e vissuto il mio lavoro da diverse angolazioni. Direi che la creatività e la voglia di scoprire sempre cose nuove è stato ed è tutt’ oggi il filo conduttore della mia carriera lavorativa.
W L A ha realizzato progetti per brand di fama mondiale. Ti va di raccontarci qual è stato in assoluto il più WTF e perché?
Mi è capitato anche di recente di raccontarlo, il progetto più WTF che ho realizzato è sicuramente quello per il lancio della seconda stagione di “Nudi e Crudi” per il brand Discovery. Abbiamo preso un temporary shop in Porta Ticinese a Milano e lo abbiamo trasformato in una giungla in tutto e per tutto. All’interno avevamo in vendita articoli per la sopravvivenza in contesti wild e sai qual era la cosa più WTF? I commessi, ragazzi e ragazze completamente nudi che servivano i clienti che entravano all’interno. Le reazioni sono state stupende, la gente non sapeva cosa avrebbe trovato all’interno, progetto fuori di testa ma davvero esilarante.
W L A è orgogliosamente una B-Corp. Quanto è importante, secondo te, che un’azienda promuova l’etica, la sostenibilità e il benessere a livello sociale e ambientale?
L’idea di creare un’economia rigenerativa secondo me deve essere alla base di un futuro sostenibile. Una percentuale di quello che produciamo, in qualsiasi ambito, deve poter essere rimessa in circolo in un sistema virtuoso in grado di restituire qualcosa di positivo alle persone, all’ambiente e al pianeta. Non si tratta più del futuro ma di qualcosa di attuale e di impellente che in qualche modo deve poter essere utile a controbilanciare quanto è stato fatto in passato dove si ragionava unicamente in funzione del raggiungimento degli obbiettivi e della massimizzazione dei profitti.
Molti dei vostri progetti possono definirsi disruptive, ovvero che mirano a scardinare i paradigmi della comunicazione, andando ben oltre i binari. Secondo la tua esperienza, essere disruptive è un valore assoluto o è una strategia con limiti ben definiti che dovrebbero essere rispettati?
No, non penso assolutamente che sia un valore assoluto, piuttosto credo sia una strategia, un approccio, una modalità di gestione di una campagna di comunicazione come di un’attività promo spot. Pensiamo ad esempio a tutti quei brand che hanno come valori fondanti l’heritage, la storia del brand, il classico e il tradizionale. Non è escludibile una campagna disruptive spot anche in questo, magari per promozionare una nuova offerta o un nuovo prodotto, ma tendenzialmente la linea di comunicazione molto probabilmente sarà più “conservativa” e legata una comunicazione “classica” che non significa esser fatta male o peggio, anzi. Dipende sempre dall’obiettivo finale che si vuole perseguire, dal target di riferimento e dal sentiment che si vuole trasferire.
Lavorare per molto tempo nel medesimo settore può avere l’effetto di normalizzare il proprio mindset. Ti capita ancora di provare senso di meraviglia in ciò che fai?
Capisco la domanda e in parte la condivido come assunto, ma c’è un però. L’ambiente della comunicazione e degli eventi, settore nel quale ormai lavoro da quasi 15 anni sono a mio avviso tra i più eclettici all’interno del mondo del lavoro. Siamo abituati a lavorare con clienti di medie e grandi dimensioni, ognuno con le proprie esigenze, ognuno con la propria strategia che spesso può essere anche molto differente all’interno della stessa azienda di anno in anno. Senza parlare degli eventi, ogni evento è unico e porta con sé sempre elementi di novità, molto spesso per alcuni aspetti è come se fosse sempre una prima volta. W L A è un’agenzia TTL che appunto lavora Trough The Line, campagne di comunicazione, strategie marketing, contenuti video o social, sviluppo materiali e molto altro, difficile annoiarsi. Ritengo a ogni modo necessario a livello personale rimanere aggiornati, curiosi e sempre pronti a recepire stimoli nuovi e scoprire le novità del settore e non solo.
Prendi la tua GiraTempo e vai nel futuro. Quali saranno le tecnologie che avranno rivoluzionato il settore degli eventi, portandolo in una dimensione completamente nuova?
Sicuramente quelle legate all’intrattenimento della persona. Metaverso, Visori e Realtà Virtuale, il futuro sarà quello di portare la persona in un altro mondo e in un’altra dimensione in quel momento lontana da loro. L’idea di poter vivere una situazione, un luogo o una sensazione pur essendone distanti è qualcosa di molto attraente. L’esperienza sarà completa quando oltre a vivere visivamente quel momento, anche gli altri sensi potranno essere attivati per creare un contenuto esperienziale a 360°, ultra realistico e completamente immersivo. Una realtà utopica quanto reale, fa un po’ paura, ma credo sia quella la direzione in cui si sta andando.
Ringraziamo ancora di cuore Federico per i suoi interessanti interventi: il mondo degli eventi si conferma un mondo incline a valorizzare le esperienze e a coinvolgere i partecipanti su più livelli, offrendo non solo momenti significativi che sappiano esaltare gli obiettivi, ma anche trasmettere e diffondere l’identità delle aziende e dei loro valori.
Ci vediamo all’Italian Events Network per approfondire queste tematiche, e molte altre.